Quale pratica zen: studio, autocontrollo o abbandono?
Le caratteristiche di Satori (illuminazione) nello Zen consistono di due strutture principali. SANSHI-MONBO (occuparsi personalmente della “Legge del Dharma” sotto un maestro Zen) e KUFU-ZAZEN (meditazione Zen concentrata Shikantaza e/o Koan) assieme a Shinjin Datsuraku (spogliare il corpo e la mente), in cui una persona usa lo sforzo personale per stabilire la propria situazione ideale personale di cambiamento.
KUFU-ZAZEN Jiriki (自力, la propria forza) l’auto-potere, la capacità di raggiungere la liberazione o illuminazione: il Nirvana attraverso i propri sforzi. SANSHI-MONBO Tariki (他力 che significa “altro potere”, “aiuto esterno”)
Sia Sanshi-Monbo, Kufu-Zazen che Shinjin Datsuraku (spogliare il corpo e la mente) sono tutti necessari affinché lo Zen sia completo. Lo scopo originale per praticare lo Zen è raggiungere una condizione spirituale di illuminazione chiamata SATORI.
Si dice che il Buddismo Zen sia la religione della nostra vita quotidiana. Le attività quotidiane sono le regole per la vita monastica zen dei 16 precetti del Bodhisattva che il praticante sia all’interno o no di un monastero. Un praticante crede e si manifesta quotidianamente nell’attività della Via Zen come vita monastica per essere la stessa Via del Buddha e dedicarsi con tutto il cuore alle sue attività.
I praticanti Zen con esperienza scoprono semplicemente che le loro personalità cambiano in modi positivi e il processo di questi cambiamenti avvicina lo Zen alla psicoterapia anche se questa non sia l’originaria finalità esclusiva della religiosità zen che rimane sempre l’esperienza trasformativa oltre la mente Ordinaria: l’illuminazione.